Repower e i suoi clienti festeggiano 
con la Comunità di Sant’Egidio
Contribuendo anche a nome dei propri clienti, ancora una volta Repower ha scelto di legare gli auguri natalizi a un impegno umanitario concreto. In un momento in cui sempre più vicine e “a portata di mano” sono le persone in difficoltà, proprio a loro abbiamo voluto dedicare il nostro contributo, scegliendo di sostenere le tante attività della Comunità di Sant’Egidio, qui nel nostro paese. Presente in moltissime città italiane lungo tutta la penisola, ormai da anni rappresenta un punto di riferimento per i più bisognosi.

Attraverso iniziative solidali e centri di accoglienza sul territorio, ogni giorno la Comunità presta assistenza materiale, conforto e solidarietà ai poveri, alle persone senza fissa dimora, a coloro che vivono situazioni di abbandono e solitudine perché anziani o affetti da disabilità mentale, agli emarginati e ai bambini vittime del disagio familiare.

Ci fa piacere quindi pensare che il nostro contributo possa tradursi, per la Comunità di Sant’Egidio, in un ulteriore strumento per perseguire il proprio impegno dove c’è più bisogno.
Comunità Sant’Egidio
La solitudine che segue una separazione o un divorzio e quindi la precarietà dei legami familiari, le crescenti difficoltà economiche, la mancanza di un lavoro, la perdita dell’alloggio, i problemi di integrazione e l’assenza del sostegno necessario sono spesso l’anticamera di situazioni di disagio sociale. È quindi su più fronti che i volontari della Comunità intervengono per portare delle alternative concrete dove serve: dall’ascolto ai beni di prima necessità, dall’orientamento al lavoro alle cure mediche, dall’incoraggiamento alla speranza in un’opportunità, dalle cene itineranti a ogni altro genere di conforto, fino a un grande pranzo di Natale in compagnia.

Queste alcune storie di persone comuni che la Comunità di sant’Egidio ci ha raccontato, nell’ambito del progetto di lotta alla povertà estrema “Amici per la strada”. Persone entrate in contatto con i volontari, in cerca di un sostegno.


L’opportunità di un lavoro

S.L., 55 anni, oggi si trova in gravi difficoltà economiche. Alcuni anni fa è caduto nelle mani degli usurai e ha perso tutto quello che aveva: il suo bar. Oggi vive con la compagna, che ha 63 anni e una pensione di 400 euro, in una casa popolare alla periferia di Roma. Da quando S. ha perso il lavoro, l’unica entrata su cui contare è proprio questa pensione. Da tempo non riescono più a pagare le bollette e presto potrebbero veder staccate le utenze domestiche. Hanno bussato a molte porte: il municipio, diverse parrocchie, ma nessuno ha potuto aiutarli. Entrambi cercano lavoro. Il sogno di S.L. è quello di tornare a lavorare in un bar, ma oggi si accontenterebbe anche di fare l’autista, il facchino o a svolgere qualsiasi altro impiego.


Iniziare una nuova vita

G. ha 55 anni. Si ritrova senza casa e senza lavoro. Ha sempre vissuto in un paese di quindicimila abitanti, dove per un periodo ha lavorato come agente assicurativo, posto che ha perso a causa di gravi problemi familiari. Si è quindi arrangiato per tirare avanti adattandosi a fare diversi lavori, ma sempre in nero, senza ricevere contributi. Ha anche presentato domanda per la casa popolare, ma da diversi anni il comune non ne assegna perché non sono disponibili.

Dopo lo sfratto, di tanto in tanto vive presso la famiglia del figlio. La casa è assai modesta, in tanti non si vive bene. La convivenza non è facile e G. si sente a disagio, talvolta ha la sensazione di essere di peso. Così prende tutti i suoi averi racchiusi in una valigia e se ne va. Si appoggia dove può ma ormai, come lui stesso dice, “ha un po’ un piede in strada” e fa sempre più fatica a lavarsi i panni, ad avere cura della propria persona, a mangiare qualcosa di caldo. Ormai vive con quel poco che gli è rimasto dei risparmi messi da parte, risparmi che sono praticamente finiti, né può contare sul figlio che a sua volta è in difficoltà.

Disperato sì, ma con la dignità che non ha ancora perso, pensa che l’unica scelta possibile sia quella di andare via dal suo paese, in qualsiasi posto dove possa trovare casa e lavoro. È deciso a lasciare tutto e a cominciare una nuova vita, ma per iniziare servirebbe un aiuto, vitto e alloggio per qualche giorno. Non vuole andare in un centro di accoglienza, non vuole fare il barbone, non lo è mai stato.


Una casa per restare con i figli

F. è poco più che quarantenne e vive a Roma con i due figli, di 17 e 8 anni, che ha cresciuto da sola. Lavora come infermiera e ha uno stipendio di circa 1.300 euro. Ha lo sfratto esecutivo per morosità e rischia di essere sfrattata con l’intervento della polizia. Teme che, se non trova presto un’abitazione, possano toglierle i figli. Ha cercato, anche fuori Roma, ha chiesto al Sunia. Ma come si fa a trovare casa?


Una buona dose di speranza

Due coniugi, entrambi 36 anni. A. è affetto da sclerosi multipla a placche e non è autosufficiente. La moglie è invalida, ma non abbastanza da percepire un sussidio. Con l’aggravarsi delle condizioni di salute di A., molti tra amici e parenti si sono allontanati. Vivono con la pensione di invalidità che A. percepisce. E proprio non ce la fanno, nonostante il parroco li aiuti come può. Per la donna, la malattia più grave di suo marito è comunque la mancanza di speranza e la solitudine.